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I "candidi" e il Grande
Fiume: anni di arte naive sul taccuino
di Tiziano Soresina – giornalista e scrittore
La
pittura come riscatto sociale. Di certo ora non è
più così, ma l'esplosione dei naifs lungo le rive
del Po ha avuto anche questa connotazione. Con un
peso più o meno rilevante a secondo dell'artista. In
questa sorta di "incubatrice" bagnata dal Grande
Fiume è stato un fenomeno di analisi sociologica,
specie durante il boom degli anni Sessanta -
Settanta. E probabilmente era inevitabile se, come
ormai tutti riconoscono, pittori rivieraschi
dal vissuto complicato come Antonio Ligabue, Piero
Ghizzardi e Bruno Rovesti hanno a quei tempi fatto
da propulsore per il movimento dei cosiddetti
"ingenui", anche se la triade ha preso col tempo
strade diverse a livello di critica. (1)Tre modelli
all'improvviso celebrati e decisamente a portata di
mano per chi nella Bassa già sentiva prepotentemente
dentro di sè "qualcosa" d'insopprimibile e ha poi
trovato l'unica vera risposta nella tavolozza, nei
colori, nelle tele. Autodidatta, istintivo, dotato a
piene mani di fantasia, il più delle volte dalla
pennellata serena (anche se non mancano opere piene
di inquietudine) e facilmente comprensibile, per il
linguaggio universale usato, dal pubblico dell'arte.
E' l'identikit del naif bassaiolo, facendo però una
scrematura da altre componenti che hanno negli anni
accompagnato in maniera più o meno positiva il
fenomeno: ricca anedottica, spirito emulativo, forti
rivalità tra artisti e addirittura fra paesi vicini
(Gualtieri e Guastalla su tutti), l'iniziale
incredibile successo di mercato che ha portato tanti
quattrini ma anche qualche sfortuna. Comunque sia,
un'innegabile fioritura dell'arte "candida"
concentratasi in quest'angolo di Padania anche
grazie ad un "cantore" come Cesare Zavattini
(ideatore del Premio Luzzara, con tanto di
leggendarie inaugurazioni per Capodanno) che, a quei
tempi - in una intervista - era entrato con acutezza
sulle ragioni di questa esplosione fra le anse del
Po: "Credo che i perché siano parecchi - rimarca - e
uno é il disadattamento psicologico,
l'insoddisfazione per la vita così com'è. Un fattore
che, quando pesca nelle zone più profonde di un
individuo, nelle sue anse segrete, lo spinge ad
esprimersi, crea in lui un vero bisogno. Insieme,
c'è quasi sempre l'analfabetismo culturale,
l'assenza cioè di comunicazioni e di rapporti con la
cultura ufficiale: che spinge a creare un linguaggio
nuovo e proprio, per raccontare i fatti della vita
reale e di quella immaginaria a qualcun altro, non
solo a sè stessi. E poi - conclude l'intellettuale -
c'è anche il problema economico, importante per
uomini che hanno vissuto sempre in povertà. Ma
questo è l'aspetto più drammatico, corruttore
negativo del fenomeno" (2).
Piùin là
non andiamo, perché non è certo compito del cronista
mettere in rigoroso ordine critico questo mondo
variegato in cui si muovono "candidi" ispirati (con
cui, ci assicurano gli esperti, il tempo è stato
galantuomo) ma purtroppo anche pennellate furbesche.
Gli studi comunque non mancano nell'ultimo periodo e
sono tesi proprio l riordino, alla valorizzazione.
Nel nostro taccuino rimangono non pochi "flash" su
quegli anni turbolenti, incalzanti, irripetibili: le
calate domenicale nella Bassa gi galleristi milanesi
e bolognesi con i soldi in contanti per rastrellare
quadri, i pittori in spasmodica autopromozione, le
botteghe che diventano improvvisati punti-mostra,
persino un sacerdote (battezzato, in un amen, padre
spirituale dei naifs) che incoraggia ed organizza
rassegne d'arte "ingenua". Un mondo di cui si
innamorò - nonostante alcune incomprensioni
localistiche - il guastallese Nevio Iori, a tal
punto da specializzarsi e diventare una voce
internazionale considerata e rispettata. La sua fu
una continua ricerca della sincerità espressiva. Un
credo più che mai attuale. E lo ricordiamo come
critico dagli slanci poetici: "Il pittore naif -
scrive - è dunque un pittore ingenuo, spontaneo,
come seme portato dal vento ai margini di una casa
di campagna e fa nascere erbe e fiori incantevoli,
senza che nessuno lo coltivi". (3)
Quel
vento soffia ancora
1 - Tiziano
Seresina, Ligabue, Rovesti e Ghizzari: tre maestri e
un boom artistico in Il sogno oltre lo sguardo,
catalogo mostra, pagine 10-11, Commessaggio 2015
2 - Il
candore nel pennello, in Panorama, pagina 92,
30 novembre 1972
3 - Nevio
Iori, Scritti sull'arte naive, pagina 28, La
Nuova Tipolito, Felina 1993
Tiziano Soresina, I "candidi e il Grande
Fiume: anni di arte naive sul taccuino. in “I Naif del Po”,
Comune di Gualtieri – Assessorato alla Cultura e
Club delle Arti Reggiane, Gualtieri 2016 |