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L'arte
naive padana nell'era digitale. Un patrimonio che va
valorizzato
di Tiziano Soresina – giornalista e scrittore
“I
colori sono cambiati, più brillanti rispetto a
quelli che usavamo anni fa”. Lo dicono i naifs
riferendosi alla materia prima – acrilici, smalto,
olio – che prima si posa sulla tavolozza e poi fa ds
volano alla loro creatività. Ma i cosiddetti
“ingenui” sono pure loro cambiati, complice l’era
digitale? Partiamo dalla constatazione che
oggigiorno vi sono molti più modi per comunicare.
Mostre e musei rimangono centrali, ma non risultano
più luoghi esclusivi di confronto tra artisti.
Davvero un potente mezzo i social. In primis per
attribuire un valore commerciale alle opere d’arte.
Ma non solo. Gli artisti, navigando o chattando, si
fanno un’idea più precisa del contesto in cui
operano, di una naiveté che nel mondo ha tanti
proseliti (spesso dotati di un profilo Facebook con
cui entrare in contatto) e non poche declinazioni.
Proliferano, sempre sulla Rete, anche richieste e
inviti (a pagamento?) alle più svariate mostre o
proposte editoriali, il che innesca una più marcata
vocazione ad esporre all’estero, a farsi conoscere
in contesti prima inimmaginabili. Qualche dubbio su
qualità e location di certe iniziative, onestamente
però ci rimane.
Insomma,
una “giungla” la comunità su Internet che necessita
anche in ambito artistico di “bussole” sicure per
sfruttare in modo positivo la tecnologia che
accorcia le distanze ed offre occasioni, idee,
incontri. In Italia quello dei Naifs del Po rimane
il gruppo più numeroso, associa “candidi” di vecchia
data (in attività da quando il boom di oltre mezzo
secolo fa divenne persino un fenomeno di costume)9
ad altri che si sono messi in luce a partire dagli
anni Ottanta e stanno dando il loro importante
contributo creativo. Come stelle polari Anatole
Jakovsky, Cesare Zavattini, Nevio Iori: padri
spirituali che parlano ancora molto al movimento, il
primo innegabile “voce” europea a tutto tondo, gli
altri due sempre molto cari agli artisti della
pianura padana. Come tecnica si sono ovviamente
evoluti, complice una manualità che il tempo affina.
Anche la composizione dell’opera è migliorata,
appare più strutturata e gradevole, ma come sempre
senza rincorrere stli particolari, scuole,
riferimenti culturali. Conta solo la spontaneità.
Immutato il marchio di fabbrica dell’immediatezza,
lo noti quando sei ad un passo dalla tela o dalla
scultura.
Conta meno il profilo biografico (sono ormai in
soffitta i tempi dei “primitivi” emarginati, al
limite della convivenza civile) e molto di più lo
stimolo alla ricerca, senza però stravolgere la
creatività dell’autodidatta che cerca, ogni giorno,
di far emergere la poesia che ha dentro di sé, le
emozioni che prova. I Naifs delle terre del Grande
Fiume rimangono, quindi, sorgenti inesauribili di
gioia variopinta senza tempo e senza età., di
brillante fantasia, di intensi ricordi intimi in una
sana nostalgia, di sogni che tutti vorremmo
accarezzare. Ci piace pensare, ora come negli anni
Settanta, che “le fiabe dipinte nei quadri naif
raccontano di una società che crede nel futuro” (1).
Puntiamo
allora decisamente i fari su questo patrimonio
artistico padano importante, da non perdere (perché
il rischio c’è…..), anzi da preservare e valorizzare
ulteriormente. Questa è la grande sfida, non nuova
ma ormai non più rinviabile. Occorre sfondare
davvero le ritrosie della critica ufficiale -
perlomeno in Italia, perché in altri Paesi le cose,
quanto a considerazioni, stanno ben diversamente,
come proprio l’era digitale ci svela quotidianamente
portandoci foto, video, testimonianze – e trovare la
giusta collocazione nell’arte contemporanea di un
movimento popolare che, pur fra alti e bassi, sta
cavalcando i decenni, sfruttando perché no, anche le
occasioni fornite dal web. I naifs non sono stati un
effimero fenomeno mediatico, fanno autenticamente
parte della storia di chi vive a ridosso del Po.
(1)
Mostra “I fiori di Woodstock e i fiori dei naifs”, a
cura di Giuseppe Caleffi, Casa-museo “Antonio
Ligabue”.Gualtieri, 14 agosto-8 settembre 2019
Tiziano Soresina, "L'arte naive padana
nell'era digitale. Un patrimonio che va valorizzato” in “I Naif del Po”,
Comune di Gualtieri – Assessorato alla Cultura e
Associazione Artistica Tricolore, Gualtieri 2019 |